mercoledì 12 aprile 2017

L'arte di essere fragili


Da Gennaio fino ad oggi c'è stato un libro che mi ha tenuto compagnia tra una cosa e l'altra e si tratta de "L'arte di essere fragili" di Alessandro D'Avenia. Non è stata una lettura continua perché è strutturato per fermarsi a riflettere sugli infiniti temi che propone.
È un romanzo epistolare tra D'Avenia ed il suo poeta preferito, quello che lo ha ispirato più di tutti, Giacomo Leopardi, il quale può rispondere a queste lettere attraverso la sua poetica. Ciò ha permesso all'autore di poter capovolgere la figura, nell'accezione ormai comune e di moda, del Giacomo mai una gioia, per poterne delineare la visione di positività e di speranza, infatti, il poeta, anche nel momento più buio della sua vita si aggrappa alla passione: non più sopportazione ma ricerca della felicità e ardore verso la vita.
"La fedeltà al proprio destino, che non a caso i Greci, chiamavano moira, cioè parte assegnata, è l'unico modo di essere felici su questa terra e di essere felicemente infelici quando non ci si riesce, perché il principio di ispirazione che ci guida ha l'ardore per poter bruciare l'ostacolo e il fallimento, anzi trova in esso materiale per rinnovare il fuoco."
E proprio partendo dalla vita e dalla poetica di Leopardi che l'autore insinua nella nostra mente una domanda, ossia se abbiamo una passione in grado di farci sentire vivi, di sollevarci dal suolo e portarci fino alla luna e alle stelle. L'abbiamo trovata? O ci siamo semplicemente accontentati? Ognuno credo riesca a trovare una risposta, ottenendo una soluzione nel libro stesso.
"...le stelle come oggetto e le stelle come mito, la luna come pianeta e la luna come malinconia. Scavavi nelle pagine e nella notte per trovare il segreto della felicità e del futuro."
Inoltre l'autore, nel suo flusso di riflessioni inserisce episodi personali, parlando della propria chiamata alla felicità, e anche vicende dei suoi alunni (ormai non più 28/30 ma tutti i ragazzi italiani) che spingono il lettore all'empatia e ancora di più verso la riflessione. Proprio a causa di questa scelta stilistica, in giro sui vari blog dedicati alla lettura, ho avuto modo di leggere critiche a D'Avenia. Infatti ad alcuni è risultato troppo autocelebrativo anche se, a mio avviso, queste storie calzano alla perfezione con il racconto di Leopardi perché sono inserite nei punti giusti, e inoltre rappresentano un collegamento con la vita contemporanea rendendo tutto il romanzo più veritiero e stimolando il lettore all'autocritica:"Ed io a che punto sono?" 
 "Il figlio mi racconta solo ciò che questa donna ha saputo amare, ovvero del suo retaggio. Sono i suoi amori, non i suoi umori, che ricorda, e la memoria è così viva che il mondo, pure in sua assenza, si mostra come un posto che vale la pena abitare. I rapimenti di questa donna -viaggiare, insegnare, leggere- hanno illuminato la sua esistenza e quella di chi le passava accanto: sono stati come i fiori di un cespuglio di ginestra."
Questo libro per me è speciale, non solo per tutte le ragioni a cui ho accennato, ma soprattutto perché mi è stato regalato da un gruppo di amiche il giorno del mio compleanno! Ogni volta che penso a questo dono sono contenta, loro sicuramente conoscevano la mia lista di acquisti libreschi, ma allo stesso tempo sono state capaci di centrare il bersaglio e di lasciare la loro impronta sulla copertina del libro. Per intenderci, se questo regalo fosse arrivato da qualcun altro non sarebbe stata la stessa cosa. La nostra amicizia è nata da poco e del tutto casualmente, è come se un giorno qualcuno abbia voluto rinchiudere sei persone l'una l'opposto dell'altra in una casa tanto per vedere cosa sarebbe successo, e non è accaduto niente o al contrario tutto: siamo diventate amiche! Io mi meraviglio tanto per la spontaneità di questo legame perché nelle amicizie passate non ho fatto mai tanta esperienza di verità e naturalezza. Mi sentivo la più brutta, la più bassa, la più inutile, la più sciocca, la più polemica... insomma mi identificavo nel gruppo in base alle mie insicurezze e nessuno mi aiutava ad essere me stessa. Con le Salseras (non fate domande!) questo non è mai capitato anzi credo che un po' tutte ci siamo sentite nel posto giusto, libere di confidarci le nostre ansie, paure e scemenze! Secondo me rappresentiamo un po' l'idea di bellezza che viene raccontata nel libro ed anche l'arte di essere fragili.
"Questi fiori emanano un profumo intenso, come accade nelle piante cresciute nel nulla, che dal loro fragile appiglio alla terra traggono la forza per esplodere in una bellezza che condizioni favorevoli non avrebbero prodotto. La vita si fa bella e terribile quando lotta per vivere di più. La bellezza nasce dai limiti, sempre."
Mi raccomando, regalateli sempre i libri!
Buona lettura,
Marty! :) 

4 commenti:

  1. Bella recensione, l'ho finito da poco. E' un libro unico, formativo e molto profondo. Condivido in pieno il tuo averlo letto e riflettuto un po' per volta. Continua così :)

    RispondiElimina
  2. Ho sentito parlare tantissimo di questo libro ed ero un po dubbiosa se comprarlo o meno. Questa recensione si é rivelata molto utile...lo prenderò di sicuro o me lo farò regalare ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Felice di essere stata utile, poi voglio conoscere la tua opinione riguardo al libro! :)

      Elimina