mercoledì 8 marzo 2017

8 MARZO

Alla fine di questa giornata, dopo aver letto frasi meravigliose dedicate all'universo femminile su qualsiasi social, voglio porre l'attenzione su un breve passaggio tratto da "La scuola cattolica" di Edoardo Albinati (libro commentato in questo link!). Ognuno tragga le proprie conclusioni! :)

"Alcune posizioni sociali, non appena poste a rischio, alla minima pressione o critica, temono di crollare verticalmente, di cessare di esistere, dato che escludono a priori qualsiasi possibilità di trasformarsi. Perciò, una volta avviata l'emancipazione femminile, non pochi hanno pensato che
l'unica possibilità rimasta al maschio nei confronti della donna fosse di continuare a opprimerla, ma in un modo ancora più severo. Se il dominio sulla donna è un attributo essenziale della mascolinità, ne va della sua essenza moderarlo non meno che rinunciarvi del tutto: sarebbe non un'abdicazione ma un autentico suicidio. Rinunciando a esercitare tale dominio, il maschio diventa inutile, periferico, privo di scopo, una specie di fuco; non appena smette di controllare e opprimere le donne, il maschio precipita in un burrone di insicurezza e solitudine, dove si accorge di essere ridondante, marginale rispetto alla continuità dell'esistenza incarnata dalla femmina: un episodio biologico, uno scarto bizzarro, la cui funzione si esaurisce rapidamente. Un istante dopo aver mollato la presa comincia la sua deriva verso la fine, come un grosso predatore che perde gli artigli e diventa mansueto, viene subito sopraffatto dagli animali che era solito cacciare. Una legge statistica dice che un maschio indebolito è più vulnerabile della media delle femmine. Un uomo malato, senza occupazione, impotente, separato e impossibilitato a stare con i figli o che deve fare i salti mortali per vederli, con assegni mensili che lo conducono sull'orlo della rovina, depresso, confuso, mobbizzato, risulta più fragile di qualsiasi donna. Una volta avviati su questa china, gli uomini non avrebbero più speranza, essendo meno attrezzati delle donne a superare le difficoltà: abituati come sono a delegare la propria stessa sopravvivenza materiale, incapaci di accudire non solo gli altri, ma prima di tutto se stessi.
Quando perdi il lavoro, smetti di produrre testosterone.
Con la mente infestata dall'incubo di questa prospettiva, qualcuno ha creduto che nei confronti delle donne bisognasse, senza compromessi, tenere duro. Resistere. Sì, resistere, resistere: a chi è miticamente affezionato a questo termine, considerato un sinonimo di progresso quando può esserlo allo stesso titolo di conservazione, se non addirittura di reazione, va ricordato che è "resistenza" anche quella di chi non vuole mollare un privilegio. La fine della segregazione crea sempre effetti paradossali. Avendole escluse, tenute in classi separate, sorvegliate nei loro movimenti personali, in qualche misura si erano protette le donne dai maschi; includendole, si aumentava il rischio che fossero prevaricate. Con la liberazione sessuale, che doveva essere volta in loro favore, si era finito per darle in balia allo spirito di sopraffazione maschile. In una società più libera e con minori restrizioni, aumentavano le minacce e i pericoli.

Finché la forza fisica è stata decisiva per la sopravvivenza, l'uomo ha messo sotto la donna. Quando non lo è stata più, le donne hanno iniziato a emanciparsi, ma la supremazia fisica ha continuato ad essere usata dai maschi per cercare di impedirglielo: sia come teoria generale, sia come pratica manesca. È un tentativo vano eppure si continua a compierlo: la forza fisica resta minacciosa anche dopo essere stata messa fuorilegge. La società fa di tutto per stigmatizzarla ma non riesce a eliminarla. Alla forza non rimane allora che specializzarsi nei soprusi: altrimenti non le resterebbe che qualche lavoro manuale e la ruota da criceto nelle palestre. È inutile, superata, persino un po' ridicola nella sua pretesa di valere ancora qualcosa, di costituire un vanto o un primato. Si manifesta in forma parodistica nelle figure muscolose dei culturisti, il cui corpo è una specie di museo archeologico della forza, l'esposizione della sua immagine imbalsamata al fine di provocare stupore. Un conto è dover cacciare un cinghiale o un leone, un conto è presentare un programma tv o insegnare all'università. Nel primo caso le controindicazioni all'essere femmina sono rilevanti, nel secondo nulle."

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